Donatello
La sua creatività era influenzata dal rinascimento di cui accettò e in parte modificò le regole. La sua formazione fu artigianale: fu orafo e lavorò alla bottega di Ghiberti. Abbandonò essa per lavorare ai cantieri del duomo dove conobbe Brunelleschi. Essi fecero insieme un viaggio a Roma nel 1409 dove Brunelleschi rilevò e misurò i resti dei monumenti antichi e Donatello ricercò reperti x scoprire i segreti della proporzione e della forma plastica. I 2 erano molto diversi tra loro vedi l’aneddoto del crocifisso. L’arte dei Corazzai e Spadai chiese a Donatello l’esecuzione della statua di San Giorgio, il loro santo protettore da collocare a Orsanmichele.
Nella statua il corpo è perfettamente proporzionato e articolato, dotato di una naturalezza di gesti e di forme quale non si vedeva dall’epoca classica. Busto e testa sono lievemente ruotati e le gambe divaricate costituiscono una solida base. Una linea parte dal piede destro sale allo scudo e susu formando una specie si spirale che attraversa la statua e le toglie staticità. L’anatomia è resa bene e le proporzioni sn impeccabili. Egli riproduce un giovane popolano come modello per un eroe e identificava la virus degli antichi nella gente comune. Nel basamento della statua Donatello ha rappresentato un bassorilievo: "San Giorgio e il drago". In questa lastra Donatello ha esemplificato i risultati delle sue riflessioni sullo spazio e sulla rappresentazione prospettica. Le figure sono sprecise e approssimative per suggerire il movimento e il senso dell’azione. Lo studio della proporzione si nota soprattutto negli archi in lontananza.
Poi realizzò le statue per il campanile a Firenze: "Il Profeta Geremia" e "Il profeta Abacuc". La resa dell’anatomia è tradotta in potenti volumi e c’è una naturalezza negli atteggiamenti. Geremia ha la barba incolta e Abacuc ha la testa calva ma entrambi hanno fisionomie comuni. Sembrano ritratti di personaggi presi dalla strada però egli li fa volutamente così perchè dice che negli uomini indipendentemente dall’aspetto dei loro corpi possono esservi valore e intelligenza. Geremia era soprannominato il popolano e Abacuc lo zuccone ed essi sono dei profeti che pur essendo brutti e rozzi comunicano verità e impongono la loro parola. Ci sono molti riferimenti classici nelle 2 statue.
Il Banchetto di Erode è una formella in bronzo dorato da inserire nel fronte battesimale del battistero di Siena. In essa è raffigurato il movimento in cui viene mostrata a Erode, il tetrarca della Galilea la testa mozzata di Giovanni Battista. L’uccisione di Giovanni Battista è stata richiesta da Salomè la figliastra di Erode come premio per la danza dei 7 veli fatta per compiacere il patrigno. Gli atteggiamenti dei personaggi sono drammatici e animati: tutti si ritraggono alla vista della testa su un vassoio.
L’impianto prospettico è sviluppatissimo ci sono circa sette piani e si può dividere in 2 parti: una definita da un muro con archi a tuttosesto con l’evento principale e un’altra in cui si vedono in lontananza figure e ambienti con scene di diversa natura.
Le formelle quadrate del pavimento con le linee che convergono al punto di fuga servono per misurare le distanze e stabilire le relazioni e le grandezze tra figure e ambiente. Il David in bronzo fu realizzato prima del 1443. Fu posto su una colonna al centro di palazzo medici nel 1469 durante il matrimonio di Lorenzo il Magnifico. Era famoso e ammiratissimo. David era il ragazzo che decise la vittoria degli ebrei contro i filistei uccidendo il gigante golia con una fionda. Richiama le forme classiche.
Si oppone al nudo medievale e ripropone la struttura anatomica e proporzionale del corpo umano. Per farlo studiò le statue antiche e disegnò modelli. Secondo alcuni David rappresenta mercurio per i calzari. Il viso ha tratti comuni, plebei. Ai suoi piedi c’è la testa del gigante con rappresentato sulla visiera dell’elmo una biga trainata da putti. Nel 1433 Donatello iniziò per la sagrestia vecchia la Cantoria che dove fronteggiarne un’altra commissionata al giovane Luca della Robbia. Ci sono spregiudicati riferimenti all'antico. Sullo sfondo c’è un mosaico che richiama le decorazioni duecentesche dei Cosmati.
Egli sperimenta materiali inconsueti e amava anche mescolarne altri. Il movimento per lui è fondamentale. Infatti egli per non interrompere la continuità non ha diviso la facciata in varie formelle km invece ha fatto Luca della Robbia ma ha scandito la superficie con piccole colonne staccate dal fondo creando una sorta di loggia. Importanti sono i punti nei quali si uniscono i tratti del bimbo dell’angelo e del cupido antico. Quella di luca è più armoniosa pacata e regolamentare. La sua più rivoluzionaria ma più bella. Dopo 5 anni finiscono insieme.
Nel 1443 Donatello si recò a Padova dove visse per 10 anni. Qui firmò il contratto per l’altare del santo nella Basilica di Sant’Antonio. L’altare fu smembrato e ricomposto sommariamente nel 1895 ma non rende l’idea. L’unica cosa rimasta a posto è la Madonna. La figura della vergine nn è seduta ma neppure in piedi. Secondo l’iconografia bizantina essa è posta di fronte all’osservatore e rappresenta la madonna nicopoia ossia vittoriosa. Poi c’è il miracolo della mula dove c’è la mula che si inginocchia davanti al santo per ricevere l’ostia consacrata.
Ci sono tante figure. La 2 opera fatta a Padova da Donatello è la Statua Equestre del Gattamelata alias Erasmo da Narni posta sul sagrato della chiesa del santo. Cavallo e cavaliere sono in bronzo mentre l’alto basamento è in pietra. Donatello per rappresentarlo si servì dei modelli classici e intendeva celebrare il valore guerriero del personaggio ma anche mettere in luce la virtù umana. L’atteggiamento del cavaliere è calmo e grave, il viso è serio. Sembra avanzare nello spazio. Il guerriero è armato ma non porta l’elmo che ne avrebbe alterato la fisionomia. Donatello ha fatto così per dare rilievo al viso sede del pensiero e della volontà. Essa rappresenta una persona nn giovane ma vigorosa.
L’opera appari quasi come un miracolo ai contemporanei per la difficoltà di fondere opera di tali dimensioni in bronzo. Nel 1454 tornò a Firenze. Agli ultimi anni appartengono i due pulpiti di San Lorenzo. Nella “deposizione” la dimensione drammatica trova una formulazione intensa. Donatello intensifica l’azione ai piedi delle croci dove, intorno al corpo di Cristo, si scatena il dolore. Donatello riesce a trasmettere tensione e dolore. Donatello morì nel 1466 e fù sepolto in San Lorenzo vicino alla corte dei medici.
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