Torre della Zecca Firenze
Piazza Piave - 50126 Firenze
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Era la fabbrica della moneta. Qui coniavano il fiorino d'oro, uno dei simboli della potenza di Florentia. L'assessore Giani vuole trasformarlo in museo, ma ci vorranno due anni: «Ne ho già parlato con Renzi, è interessato».
Negli anni Cinquanta un gruppo di ragazzi armati di funi e lumi a carburo scopriva il cunicolo che dal Fosso di Gamberaia, sul Viale dei Colli, arriva in San Niccolò e da lì, passando sotto l’Arno, raggiunge la Torre della Zecca. Una città abbandonata fatta di cunicoli, gallerie, passaggi. Ci trovarono anche un cadavere. Il corpo era perfettamente conservato. Praticamente mummificato. Era un uomo con i pantaloni della milizia fascista. Una raffica in petto e un pugnale con un’aquila d’argento in pugno.
Ma il sogno di passare sotto l’Arno si era già realizzato nel lontano 1877, quando 4.616 persone lo attraversarono pagando 25 centesimi. Per un incasso complessivo di 1.154 lire. Un sogno che presto sarà alla portata di tutti. Tra un paio d’anni almeno. Sempre se il progetto dell’assessore alla Cultura Eugenio Giani di farne un museo andrà in porto. Il Museo del Fiorino. Il progetto, stimato in un milione di euro, è promosso dal Comune insieme all'Ufficio delle Belle Arti. Dovrebbe essere il primo biglietto da visita per i tanti turisti che proprio lì davanti arrivano in pullman.
«Ne ho appena parlato anche con Matteo Renzi - ha detto Giani - e sembrava molto interessato». I sotterranei che collegano la Torre della Zecca a San Niccolò sono in buone condizioni, e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono formati da volte quattrocentesche alte quattro metri. Ci coniavano il mitico fiorino. Gli ingranaggi, i magli dei macchinari erano azionati dall’acqua dell’Arno che in quel punto formava un’ansa.
Era la 'fabbrica della moneta'. Il fiorino d’oro - 3,54 grammi a 24 carati - uno dei simboli della potenza di Florentia, da cui prese il nome. Era il lontano 1252. In poco tempo divenne la moneta di scambio preferita in tutta Europa. Il supereuro d’antan. La Torre era un baluardo, un presidio arroccato sulle mura ad est della città. Una vera e propria fortezza poi smantellata a fine Ottocento per fare i lungarni. Dalla sua terrazza si dominavano il fiume e la città. Dall’alto dei suoi 25 metri si vedevano anche i condannati a morte che passavano sotto la Porta della Giustizia e si dirigevano al patibolo che era lì sotto, dove ora c’è la caserma dei Carabinieri.
La Torre di piazza Piave, infatti, fino a poco tempo fa era tenuta sotto tutela militare come presidio contro gli attentati alla caserma. Secondo il progetto di Giani l’interno della Torre, che dispone di tre piani di 50 metri quadrati perfettamente agibili, sarà dedicata all’esposizione delle monete, mentre nei sotterranei verranno ricollocati i fac-simile dei macchinari usati per coniarle.
Questa città sotto la città è stata anche rifugio durante la guerra. è stata perfino un bar, il bar sotto il fiume. Un vecchio ritrovo aperto tra le due guerre collegato con una zattera sull’Arno. C’è ancora il bancone in pietra, con due prese d’aria nella volta. Più in la ci sono i segni e le frecce di un rifugio antiaereo, usato negli anni ’40. Le tracce dei secoli si mescolano tra loro, nella polvere, nell’umido e nelle tenebre.
Fonte: Quotidiano Il Firenze del 2 Marzo 2009 - Foto tratta dal sito wikipedia.org
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