Chiostro Degli Angeli Firenze

Viaggio in uno dei più suggestivi monasteri del centro storico. Il gioiello di via degli Alfani, sorto alla fine del Duecento, è stato il crocevia dei geni del Rinascimento, da Brunelleschi a Masaccio fino al Beato Angelico. E Lorenzo il Magnifico veniva a studiare greco e latino.
I Monaci camaldolesi erano apprezzati in città per il loro fervore e la loro attiva partecipazione alla vita pubblica. Tra le antiche Mura realtà e leggenda finiscono per fondersi in un'affascinante carrellata di aneddoti.

Il Chiostro degli Angeli si trova in via degli Alfani, all’ombra di quel curioso edificio ottogonale a pianta centrale che è la Rotonda incompiuta di Filippo Brunelleschi. Seduce al primo colpo d’occhio ispirato com’è ai disegni del Brunelleschi e con gli affreschi del Poccetti. Ma chi ha anche solo un po’ di familiarità con Firenze, sa che è uno dei tanti chiostri rinascimentali che si perdono nei suoi meandri. Eppure c’è chi su questo luogo favoloso ha scritto pagine e pagine. Come lo storico dell’arte Divo Savelli, che ci fa da squisito cicerone.

Dai suoi vividi racconti scopriamo che il monastero camaldolese di Santa Maria degli Angeli è sorto alla fine del Duecento grazie alla donazione di Fra Guittone d’Arezzo, il celebre poeta del Dolce Stil Novo. Ai tempi questa era una zona campestre fuori le mura. I monaci camaldolesi si erano fatti benvolere in città, partecipando attivamente alla vita pubblica. Nel monastero, tra '300 e '400, fiorirà poi la scuola di miniatura.
Sono i tempi di Lorenzo Monaco. L’artista, nonostante la clausura, disponeva di licenze speciali per uscire dal monastero, aveva la sua bottega nell’edificio di fronte, conosceva le opere del giovane Masaccio che abitava li a due passi, in via dei Servi, e lavorava per i camaldolesi, si dice che vi avesse realizzato un Giudizio poi perduto.

Nei primi decenni del Quattrocento, grazie alla personalità dell’umanista e teologo Ambrogio Traversari, questo luogo diventerà uno dei principali cenacoli di artisti ed intellettuali del Rinascimento. Brunelleschi, Masaccio, Lorenzo Ghiberti, Paolo Uccello, Andrea del Castagno e lo stesso Beato Angelico saranno tra i frequentatori più assidui e realizzeranno opere per il monastero. Non solo. Qui venivano a scuola di greco e latino Lorenzo il Magnifico e il futuro Papa Leone X. E più tardi anche Cosimo I.
Con Chiostro degli Angeli si intendeva non tanto un luogo fisico, quanto uno dei fulcri della cultura umanista della città. I monaci erano letterati, calligrafi, pittori, miniatori, cesellatori, orefici, ricamatori in oro. E anche molto devoti.

Si dice che affamati e senza cibo siano stati addirittura serviti di una lauta cena dagli angeli. Ecco che realtà e leggenda si mescolano. Pare che i camaldolesi di Santa Maria degli Angeli fossero così pii da essere in odore di santità e si raccontano di numerosi miracoli che avrebbero compiuto. Come l’aver predetto la vittoria di Firenze su Pisa. I camaldolesi se ne andranno al momento delle soppressioni dei conventi nella seconda metà dell’ottocento, e i locali passeranno all’Ospedale di Santa Maria Nuova.
Nel 1932 poi, il Chiostro degli Angeli e la parte visitabile andranno all’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra. Si affaccia sul chiostro anche la sede degli Amici dei Musei. La chiesa sconsacrata, è una bella sala di conferenze tardo barocca. C’è anche un museino visitabile su prenotazione, sempre contattando l’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra, con poche ma pregiate opere. Il chiostro è disponibile per eventi. Per ogni richiesta è possibile rivolgersi al bar Brunellesco in via Degli Alfani.

Fonte: Quotidiano Il Firenze del 18 Gennaio 2010

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