Cimitero delle Porte Sante Firenze

Dalle guglie delle cappelle neogotiche alla suggestione delle sculture neoclassiche. Il campo santo di San Miniato, che ospita le tombe dei personaggi celebri, è diventato, con il tempo, una sorta di museo che domina la città. Qui sono sepolti grandi fiorentini come Vamba, Spadolini, Rosai e Pratolini. La storia di un luogo unico al mondo.
Qualcuno diceva che dai morti si riuscissero a capire più cose che dai vivi. Senza volersi addentrare in elucubrazioni filosofiche, è indubbio che il cimitero monumentale delle Porte Sante rappresenti un tuffo nella storia fiorentina e vanti una campionaria di scultura ottocentesca da far impallidire la città ai suoi piedi. Gli artisti si sono sbizzarriti dando vita a una sorta di eclettismo fiabesco.

C’è di tutto, dalle guglie delle cappelle neogotiche alle leziose edicole libertà, dal possente elegante neoromanico alla leggiadria delle sculture neoclassiche. Ci sono i due giovani innamorati morti insieme che si tengono per mano. E perfino un mausoleo in stile - pensate - precolombiano. Attraversando epigrafi e monumenti sepolcrali, ci sentiamo vivi, più vivi che mai. Trasmettono serenità queste terrazze atemporali che si affacciano sulla contemporaneità. Sono cariche di una drammatica bellezza.
Lì giacciono le spoglie mortali di poeti e scrittori, politici e studiosi, stilisti e produttori, accanto a nobili fiorentini ed italiani che hanno intersecato i loro destini con molti altri signor nessuno.

Il ritrovo dell’ora ultima. L’appuntamento con 'A livella' del grande Totò. Il cimitero delle Porte Sante ospita le tombe di Giovanni Spadolini, Enrico Coveri, Carlo Lorenzini in arte Collodi, Ottone Rosai, Vasco Pratolini, Pietro Annigoni, il Vamba che ha scritto Gianburrasca, solo per citarne alcuni. Sorge a metà Ottocento su progetto di Niccolò Matas, sulle antiche coltivazioni agricole dei monaci benedettini olivetani di San Miniato.

Il terreno era stato venduto per recuperare fondi volti al restauro della chiesa di San Miniato. Qui la memoria degli antichissimi martiri sepolti vicino alla Porta Santa della Basilica, si salda con la speranza del nostro presente. Ieri e oggi. E in mezzo Michelangelo. Che dopo aver disposto mura e bastioni per proteggere Firenze dall’assedio del 1529, trovò un modo ingegnoso per proteggere la torre campanaria di San Miniato appendendo ai suoi lati dei materassi che assorbissero i colpi.

La struttura del cimitero in origine vede le sepolture a sterro nella parte centrale e le cappelle a colombari lungo i bastioni. Ma con il tempo si arricchisce di croci, vasi, statue, nuovi monumenti funebri e nuove cappelle, perdendo il suo aspetto ordinato e trasformandosi in un vero a proprio cimitero monumentale. Struggente la sezione dedicata ai bambini, spesso ritratti come 'angeli della morte'.
Colgono la nostra attenzione nella sezione successiva il bellissimo Cristo Risorto sulla tomba di Libero Andreotti, ma anche opere romantiche come l’Allegoria della Musica di Paolo Testi per il monumento di Emilio Koppel.

Di un realismo mozzafiato l’opera realizzata per i fratelli Mazzone, morti a ventanni a pochi mesi di distanza uno dall’altro. Il Liberty ha la mano di Vincenzo rosignoli, il decò quella di Giuseppe Gronchi. Poi, come spesso accade, sono numerose le opere realizzate da artisti 'senza nome'. Sono tra i lavori più belli, realizzati con originalità e spiritualità da marmisti locali che nell’ombra hanno contribuito a fare di Firenze la culla dell’arte.

Fonte: Quotidiano Il Firenze del 16 Novembre 2009

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