Porta al Prato Firenze

Porta al Prato era il baluardo delle antiche mura, ma ancora oggi che la cinta non c'è più conserva la sua vocazione di 'frontiera'. Oggi, è valorizzata dalla nuova fermata del 'Sirio' ma immersa nel traffico di viale Belfiore. Il 25 dicembre del 1565 venne decorata per dare il benvenuto alla sposa di Francesco dei Medici, Giovanna d'Austria. La fortificazione è stata abbattuta nel 1800: la demolizione fu decisa nel periodo in cui Firenze era la capitale d'Italia.

è stato per tre secoli il Prato del calcio in costume e del mercato settimanale del bestiame. Oltre che uno dei parchi pubblici dei fiorentini, amato per le feste, le mascherate e le gare. Era il 25 dicembre del 1565 quando Porta al Prato sontuosamente decorata dava alla neosposa di Francesco dei Medici, Giovanna d’Austria, il benvenuto in città. Allora vi sfrecciavano i cavalli della Corsa dei Barberi, oggi ci passa il tram. Muta testimone delle gesta d’antan, la Porta è giunta nel terzo millennio sola e senza identità. Strizzata tra i miasmi del traffico di viale Belfiore. Unica amica, poco più in la, la Torre della Serpe. Anch’essa antica sopravvissuta che deve il nome ad un famigerato capoguardia. A quell’altezza le mura cittadine sterzavano dirigendosi verso l’Arno fino a raggiungere il Torrino Santa Rosa.

Quel rione di Florentia era vivace e popoloso, da lì si usciva e si entrava in città, c’era un viavai di traffici e viaggiatori. Le antiche fortificazioni verranno demolite nello scempio del risanamento ottocentesco, all’epoca di Firenze capitale. L’aspetto verrà irrimediabilmente stravolto, ma la vocazione di snodo delle comunicazioni resterà sempre immutata nel corso dei secoli.
Basti ricordare a due passi da lì, la stazione Leopolda, che è stata la prima stazione ferroviaria della città. Correva il 20 gennaio del 1958 quando dalle Cascine partiva l’ultima corsa della tramvia. Dopo pochi giorni l’ultimo tram di Firenze sarebbe stato fuso e venduto come rottame. Gustose le pagine di 'Firenze in tranvai. Breve cronistoria del trasporto pubblico' di Fabrizio Pettinelli. Nel volume, pubblicato nel 2008 dall’Ataf, si ripercorre tutta la storia, da quando nel 1871 la Provincia di Firenze dette al signor Bettini per 99 anni la concessione delle strade per impiantare le tramvie a cavalli.

C’è una perla tra gli aneddotti: «Nel pomeriggio dell'11 dicembre 1913 - racconta Pettinelli - alla fermata di via Panzani, in prossimità dell'albergo Tripoli-Italia (oggi Hotel Gioconda), salì sulla linea 5 del tram un passeggero che portava una valigia di cartone. Sceso alla fermata di Borgo Ognissanti, entrò nel negozio dell'antiquario Geri ed estrasse dalla sua valigia nientemeno che la Gioconda di Leonardo, rubata due anni prima al Louvre».
Era il 1955 quando la Fiat presentava in piazza della Repubblica la nuova 600, simbolo del progresso che arrivava anche in Italia. Si smantellavano le rotaie, i tram sparivano e i sindaci delle più importanti città europee facevano i complimenti alla città di Firenze che per prima, tra le grandi capitali, si era liberata dei ferrivecchi.

Eppure, il tempo sembra aver dato ragione al Vamba, il celebre autore di Giamburrasca, che negli ultimi anni dell'Ottocento scriveva: «Viva il via-vai, viva il tranvai, viva il progresso e quelli che ce l'hanno messo». In verità a Firenze «il cerchio si è chiuso». Dopo alterne vicende, e non senza polemiche, il capoluogo toscano è tornato sul tranvai. Tra le recenti peripezie della neonata tramvia, ricordiamo il deragliamento del convoglio il 20 novembre scorso, proprio a pochi metri dalla Porta duecentesca.

Fonte: Quotidiano Il Firenze del 27 Febbraio 2010

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